Cosa fa un consulente digitale e marketing spiegato facile

E’ un classico. Vai al pranzo domenicale in famiglia e qualcuno ti guarda con fare circospetto e ti chiede “ma tu… che lavoro fai?”. Messa così si potrebbe pensare che sia una domanda cretina o meglio che l’interlocutore sia un boomer che non comprende bene il tuo mestiere da nativo digitale.

La realtà però è ben diversa perché raccontare cosa combina un consulente digitale o un esperto di marketing nella sua giornata lavorativa, senza scadere nell’effimero è estremamente complesso.

E allora provo a dirvi il mio mestiere, spiegato facile.

Il supporto alle aziende che vogliono digitalizzarsi

Ci sono una marea di aziende che hanno bisogno di aumentare il loro grado di digitalizzazione. Questo non vuol dire per forza che debbano entrare dentro tematiche complesse come l’industria 4.0 o altre similari.

Intendo più semplicemente attivare caselle email molto performanti, passare una parte di attività in cloud (come ad esempio l’utilizzo di alcuni file condivisi), migliorare la propria attività di branding (banalmente con un sito web responsive), uniformare le attività di comunicazione digitale passiva (come per esempio la firma nelle email) o anche temi leggermente più complessi come l’adozione di un CRM, non necessariamente per coprire ogni processo aziendale. Magari anche solo per gestire piccole pipeline di preventivazione e vendita di prodotti e servizi.

Fare marketing con continuità

L’errore più grande è associare il marketing ad una serie di azioni pensate per trovare clienti. Per aumentare il fatturato. Ecco non c’è niente di più sbagliato. Il “marketing” dovrebbe invece essere una costante. Un investimento che pianifichiamo anno dopo anno, senza nessuna interruzione, esattamente come mettiamo nel nostro piano economico le bollette.

Poi dovremmo discutere su cosa sia veramente il marketing.

Perché ho scelto la versatilità

Mi dicevano “non sei ne carne, ne pesce”. Se non sei verticale, allora non sei nessuno. Ecco, credo non ci sia nulla di più sbagliato. E’ proprio grazie ad un minimo di versatilità che aziende di piccole dimensioni possono approcciarsi più serene e più appagate ad un consulente digitale e di marketing.

Ovvio che non puoi fare tutto, ma i fondamentali ci devono essere. Magari affiancati a due caratteristiche importanti:

1. avere qualche verticalizzazione sulle tematiche che ci piacciono maggiormente

2. lavorare in team con altri professionisti per colmare i propri limiti

In questo caso ci viene incontro la definizione di profilo professionale a “T”. Dove effettivamente hai un’infarinatura generale su tenti temi e su alcuni invece sei completamente autonomo. Allora la domanda potrebbe essere “quanto approfondita dev’essere la nostra preparazione generale?”. Io uso un indicatore per non sbagliare. Mi sento sufficientemente soddisfatto quando su un tema ne so abbastanza per rendermi conto di non conoscerlo.

Questo perché meno sappiamo di un argomento e più ci sentiamo autorizzati a trattarlo. Mentre più sappiamo e maggiore sarà la nostra consapevolezza della vastità di argomenti da conoscere, portandoci a essere più prudenti e meno spavaldi.

Quale percorso di studi vale la pena scegliere

La prima risposta ovvia e scontata è l’università di marketing o qualcosa legato al digitale. Ma su questo argomento, mi spiace deludervi, sono un bastian contrario. Per me, se qualcuno decide di affrontare il percorso universitario, ha più senso scegliere qualcosa di collaterale.

Un esempio? Economia, magari con una specializzazione vicina al marketing. O addirittura psicologia. O ancora qualche facoltà legata alla comunicazione. Insomma, non per forza direttamente marketing.

Non che la ritenga un cattivo percorso di studi, ci mancherebbe. Ma studiare lo stesso argomento di cui sono appassionato e su cui dovrò lavorare lo vedo come una forzatura o addirittura un freno.

Se qualcosa ci appassiona lo studiamo alla grande da soli supportati da qualche corso. Ma di certo non ci servono 5 anni di università.

Pensiamo invece ad un marketer che è anche esperto di matematica o psicologia. Ecco, saprebbe analizzare dati con una potenza inaudita. Oppure potrebbe approcciarsi alle neuroscienze con estrema facilità.

Per quanto riguarda il tema marketing invece, ormai ci sono una buona quantità di academy veramente ben strutturate. Forse addirittura più reattive e pratiche rispetto ai percorsi universitari.

Perché è brutto fare consulenza digitale e marketing

Non sempre il nostro interlocutore è sufficientemente preparato e bisogna armarsi di grande pazienza per trasmettere concetti basilari e convincerlo su quale sia la strada più giusta.

Nel caso peggiore (capita molto spesso) abbiamo davanti qualcuno che ne sa talmente poco da credere di saperne. In questo caso dobbiamo addirittura smontare preconcetti terribilmente dannosi.

Il secondo aspetto che mi piace poco di questo mestiere è la mancanza di certezza sul risultato. O quantomeno di moderata certezza. Un po’ come un dottore specializzato in traumatologia che si vede arrivare in sala operatoria un paziente a causa di un incidente.

In questi casi applichi tutte le tue conoscenze, fai valutazioni più o meno approfondite, ma resta sempre una dose di variabilità che non puoi controllare. E vai a spiegare che non è colpa tua quando il risultato finale non è… diciamo… quello che tutti si aspettavano.

Perché è bello fare consulenza digitale e marketing

Credo che il primo aspetto sia la dinamicità e la potenzialità di un percorso di digitalizzazione o di marketing. Il risultato finale può essere veramente dirompente per il business dell’azienda. Può segnare una svolta epocale. E questo balzo in avanti è terribilmente emozionante per chi è attore principale nella pianificazione e nell’esecuzione della strategia.

Al secondo posto metterei la variabilità di questo mestiere. Non sei mai arrivato. Non puoi mai fermarti. Mi ricorda un po’ i tempi in cui scrivevo per un quotidiano come corrispondente locale. Il successo o la sconfitta duravano 24 ore. Poi eri di nuovo nell’arena per giocarti la tua battaglia. Anche qui non ci si può mai fermare.

Oggi lavori su Facebook o Instagram, ma domani potresti veder nascere il nuovo TikTok e doverti rimettere completamente in gioco in un’attività ciclica di formazione ed esperienza professionale sul campo.